Gioacchino Rossini
Musicista,
Pesaro 29/02/1792 – Pussy (Francia) 13/11/1868
Rossini è riuscito a realizzare una sintesi originale tra la tradizione classica e la sensibilità tipica del romanticismo. Figlio di Giuseppe Antonio detto “Trombetta” per il mestiere che ricopriva di avvisatore e regolatore delle adunanze pubbliche del comune di Pesaro e di Anna Gardini figlia di un fornaio locale, Gioacchino inizio i suoi studi a Lugo di Romagna resso i fratelli Malerbi. Nel 1806 si iscrive al liceo musicale di Bologna, finendovi i suoi studi di violoncello, contrabbasso e contrappunto. Per aiutare i genitori, Rossini comincio prestissimo a guadagnare con le sue prestazioni musicali cantando nelle chiese, nei teatri, quale direttore di cori o come maestro al clavicembalo. A solo 14 anni, grazie alla sua bella voce, fu accolto tra i soci dell’esclusiva Accademia filarmonica bolognese. Nel 1806 scrisse “Demetrio e Pollibio” la sua prima opera, su incitamento della famiglia Bombelli. In campo teatrale la sua carriera fu fulminante esordendo il 3 novembre del 1810 al Moisé di Venezia. In questo periodo compone una serie di lavori comici più richiesti all’epoca, ai quali si affianca un suo rigore formale che gli fanno conferire il soprannome di “tedeschino”. Il 6 febbraio 1813 alla Fenice di Venezia ebbe luogo la prima trionfale del “Tancredi” definita da Stendhal “celeste”, la quale diede il via al c.d. stile rossiniano. Gli fece seguito il dramma giocoso “L’italiana in Algeri”, l’opera seria “L’Aureliano in Palmira”, “Il turco in Italia” il quale però non piacque e spinse Rossini a trasferirsi a lasciare Milano per trasferirsi a Venezia dove, l’anno dopo compone il “Sigismondo” il quale non ebbe particolare successo spingendo l’autore ad una pausa di riflessione. Nel 1815 andò a Napoli alla corte di Domenico Barbaja e qui compose “Elisabetta Regina di Inghilterra” interpretata dalla famosa amante del Barbaja, Isabella Colbran. Tale successo fu replicato anche a Roma dove Rossini compose anche il “Torvaldo” e “Dorliska” e nel 1816 “Il barbiere di Siviglia” il quale viene universalmente riconosciuto come il capolavoro rossiniano nel genere buffo, scritta in soli 15 giorni. Tale opere conobbe anche un periodo di crisi causatagli dai sostenitori di Paisiello che aveva già scritto “Il barbiere”, ma poi ottenne il successo che tutti gli riconoscono. Di seguito Rossini scrisse l’”Otello” che gli conferì un successo per alcuni versi anche maggiore consacrandolo oltre che autore buffo anche autore tragico. Nel 1817 compone la “Gazza ladra” per la Scala che riscosse un clamoroso successo anticipando il melodramma verdiano. Nel 1822, presso Bologna, Rossini sposa Isabella Colbran sua interprete nel periodo napoletano. Nel 1823 comone la “Semiramide” che segna la fine al periodo musicale del ’700 dando inizio all’era della “grandiosità” barocca. Nel frattempo il contratto con Barbaja si era concluso e Rossini poté accettare l’invito dell’impresario del King’s Theatre di Londra. Di seguito si recò a Parigi dove scrisse “Il viaggio a Reims” sua ultima opera in italiano. Nel 1829 mise in scena il suo capolavoro “Guglielmo Tell” che accoglie dettami romantici quali il patriottismo, la viva presenza della natura e il senso dell’ineluttabilità nell’amore. Accolto inizialmente senza particolari entusiasmi, finì con il diventare un testo sacro per i musicisti dell’epoca. Da questo momento a soli 37 anni e pieno di gloria, Rossini abbandona il teatro rendendosi conto di essere un classico “conservatore” e quindi impossibilitato ad evolversi ulteriormente secondo le tendenze musicali del tempo. In questo periodo di crisi interiore pero scrive altre opere più o meno riuscita tra di esse però c’è lo “Stabat mater” nel 1841. Nel 1845 dopo la morte della Colbran si stabilisce a Bologna e sposa la Pélissier e assume la carica di direttore del liceo musicale. Si trasferisce pero presto a Firenze e di qui a Parigi in seguito ai motti del 1848, e qui rimarrà fino alla morte nel 1864. Nel 1897 la sua salma viene trasferita a Firenza a Santa Croce.
Maccaroni alla RossiniTratto da “Apologia della mortadella”, di Renato Gualandi
|
||
CHEF DI CUCINA: F.G. per Marchenet |
||
REALIZZAZIONE: Maccaroni alla Rossini |
||
Numero delle porzioni: 8 |
||
INGREDIENTI |
U.M. |
Q.ta |
Petto di pollo (cotto con olio in padella)MortadellaProsciutto cottoFegato di vitello (cotto con olio in padella)Formaggio tenero parmigiano (parmigiano grattugiato)Tartufo (a piacere)SalePepeNoce moscataBesciamella (legata con 2 tuorli)Parmigiano grattugiatoPomodoro maturo (senza sementi)Prezzemolo tritatoParmigiano grattugiato |
grgrgrgrgrQbQbQbQblgrN°Qbgr |
1001007020030QbQbQbQb1252Qb10 |
METODO DI LAVORAZIONE |
||
1 - Cuocete a metà cottura in abbondante acqua insaporita grossi maccaroni o conchiglioni e scolateli con garbo in un mandolino di vimini;2 – Passateli in acqua fredda leggermente salata e fateli asciugare in un canovaccio;3 - Avete intanto preparato una farcia o un ripieno con un petto di pollo cotto, 150 gr di mortadella, 100 gr di prosciutto cotto, 150 gr di fegato (cotto) di vitello, 300 gr di formaggio tenero, noce moscata Qb, una manciata di parmigiano e qualche tartufo;4 - Passate tutto nel mortaio, poi al setaccio;5 - Mettete la farcia in una tasca e riempitene i maccaroni;6 - Imburrate adesso una teglia da forno, sistematevi uno accanto all’altro i maccaroni e ricopriteli di una buona besciamella legata con rossi d’uovo e parmigiano;7 – Cospargetene infine una spruzzatina di prezzemolo e trito e di parmigiano grattato;8 - Fateli gratinare nel forno e serviteli ben caldi. |
||
Utensili: Tagliere, Coltello, Padella o tegame, Cucchiaio di legno |
||
Grado di difficoltà: |